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Come se nulla fosse accaduto

 

un film scritto e diretto da Gioacchino Palumbo

 

 

con Ilenia Maccarrone, Liborio Natali,  Donatella  Finocchiaro,

Giovanni Calcagno, Lucia Sardo.

 

Musiche originali di John Bonnar, Tito Rinesi, Nello Toscano

Direzione della fotografia: Premananda

Aiuto regia: Giovanni Tomaselli

Operatori di ripresa: Premananda, Corrado Vasquez

Responsabile del suono: Alfredo Nicolosi

Montaggio: Giovanni Tomaselli

Direzione organizzativa: Monica Saso

 

Regia di Gioacchino Palumbo

 

Produzione: Teatro del Molo 2

 

Coproduzione: Gruppo Elema Film Prod

 

 

 

La realizzazione del  film si avvale anche del contributo di:

 

Accademia di Belle Arti di Catania

Teatro Stabile di Catania

Università di Catania

Scenario Pubblico

Cinema King – Coop Azdack

Biblioteca Ursino Recupero

Film Commission di Catania

 

 

Come se nulla fosse accaduto

un film scritto e diretto da Gioacchino Palumbo

 

durata: 95 min.

 

Ambientato nella Sicilia dei nostri giorni, basato su personaggi che appartengono alla cultura e alla vita dell'isola, sensibili alle problematiche sociali ed esistenziali, lontani da certi  vieti stereotipi cinematografici e letterari, il film racconta l’incontro e la storia d’amore di un uomo, che lavora in progetti di impegno civile per bambini in Africa, e due gemelle molto legate fra loro, una mercante d' arte, l'altra attrice. Quest'ultima è impegnata nelle prove teatrali de “ La dodicesima notte “ di Shakespeare, un'opera il cui intreccio narrativo  ha diverse e inquietanti analogie con le vicende del suo vissuto.

 

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I film del Gruppo Elema - Molo 2

 

L’associazione  Gruppo Elema - Teatro del Molo 2 ha prodotto diversi film di carattere sperimentale e/o documentaristico. Oltre, naturalmente, a numerose video-documentazioni dei suoi spettacoli e di alcuni studi drammatici.

In alcuni di questi film, soprattutto nei primi anni della nostra attività, ho perseguito l’ idea di un cinema sganciato da alcuni stilemi narratici classici, di un cinema-poesia dove poter dilatare le maglie del racconto e del tempo. I riferimenti più evidenti, in ambito cinematografico, erano forse i film di Tarkovskij  e di Rivette, per la composizione e il montaggio delle inquadrature, per la rarefazione della trama narrativa, per le divagazioni poetiche. Ma anche di  Cassavetes, per l’ uso dell’ improvvisazione degli  attori, la povertà dei mezzi di produzione, il realismo degli ambienti.

 

Tra questi film sperimentali  vorrei ricordare “Una donna da niente”, un mediometraggio in Super 8, girato a Firenze nel 1981, presentato in rassegne al Kino Spazio di Firenze, all’Angelo Azzurro di Bologna, al Cinema Mirone (King) di Catania,  all’ex ospedale psichiatrico a Trieste.

Il film racconta la storia di una giovane donna in cerca di lavoro, ma l’ idea realizzativa fondante era quella di sperimentare la possibilità di utilizzare le ricerche sul movimento espressivo e le improvvisazioni drammatiche,   in corso d’ opera nell’ ambito teatrale, in relazione al linguaggio filmico inteso come linguaggio poetico per immagini nel tempo.

Nella struttura compositiva del film c’ era una distinzione tra la dimensione “quotidiana” esteriore, visibile, e la dimensione onirica, immaginaria, corrispondente al paesaggio interiore del personaggio della giovane donna. Un po’ come ne “Il  posto delle fragole”  di Bergman.

 

E proprio nelle sequenze interiori, oniriche, abbiamo sperimentato il rapporto tra scansione filmica e partiture di azioni e movimenti espressivi, di taglio teatrale.

In  alcune sequenze – quella della stanza da letto, quella dello specchio, e quella de provino dal fotografo -  le due dimensioni, quotidiana e onirica, si intrecciavano attraverso un montaggio alternato. In altre restavano nettamente divise, come la sequenza del sogno nei luoghi dell’ infanzia, l’ incontro tra una bambina e una donna vecchissima e misteriosa,  tra quelle oniriche, e quella del bar, alla ricerca di un lavoro, tra quelle quotidiane.

 

 

Il film “Un due tre stella“ , un medio metraggio in S8, è nato quasi casualmente. Un Istituto che ospita bambini  con difficoltà di adattamento o portatori di handicap, il “Villaggio Mediterraneo” in provincia di Catania, grazie all’ iniziativa  della psicologa Silvana Spampinato, mi aveva chiesto di girare un documentario sulle sue attività, e su alcune sedute di  animazione teatrale ed espressione corporea curate dal Molo 2. Abbiamo cominciato a studiare alcune attività, raccogliere disegni, proporre alcuni gioco-drammi. Poi, probabilmente per difficoltà economiche, il progetto del documentario non è andato in porto. Ma io avevo già filmato, in bianco e nero, un gioco-dramma, “ un due tre stella”, alcune sedute di logopedia davanti allo specchio, tanti particolari di disegni , alcuni davvero drammatici, realizzati dai bambini.

 

Così ho deciso di montare il film  con i materiali incompleti che avevo, senza più nessuna pretesa documentaristica, ma con un montaggio lirico-poetico, non narrativo. Il film, alla fine, si divide in tre capitoli. Il primo capitolo è costituito da dettagli, i più toccanti, di disegni e immagini dei volti dei bambini che si sforzano con grande impegno di fare gli esercizi  di logopedia, che cercano disperatamente di imparare a parlare, a comunicare. Il secondo capitolo è la sequenza del  gioco- dramma. Girato in uno spazio dove si alternano zone di luce e zone di penombra, i bambini giocano a “un due tre stella”, si muovono con attenzione, si bloccano in stop, cercando di raggiungere una figura femminile, una specie di grande madre protettiva, sfuggente, difficile da raggiungere. Le immagini, che ricordano alcune sequenze di Jean Vigo, sono state montate, con il massimo della esattezza possibile dei tempi,  su un brano musicale di Satie. Il terzo capitolo del film è interamente dedicato ai disegni, pieni di violenze, tenerezze, storie drammatiche, di un ragazzo ospite dell’ Istituto, con una grave patologia mentale.

 

Un altro film, “La festa”, è stato girato a Firenze e Catania. Alcune scene sono state girate nella prima sede di Catania del Centro Molo 2, la sede storica. E’ un film dallo stile grottesco, costruito per quadri, senza una trama narrativa, ma legato da suggestioni analogiche. Un filo rosso unisce tutte le scene: tutti i personaggi, come i vagabondi di Beckett in “Aspettando Godot”, vivono aspettando una “festa” che sembra imminente ma non arriva mai, un momento di visibilità in cui incontrarsi, mettersi in mostra, esibirsi, sentirsi riconosciuti. Forse un film su quello che qualcuno ha definito l’ alienazione del vivere, la banalità degli incontri, la superficialità della cultura, lo scarto tra essere e apparire. 

 

Il rapporto tra partiture movimento espressivo e immagine video ritorna anche nella video-performance “La danza di Fedra”, di cui ho accennato nel capitolo riguardante lo spettacolo teatrale  “Fedra” di Ritsos. La video-performance, tratta dal nostro lavoro di ricerca sulle sequenze di azioni scaturite dalle pagine del testo teatrale, è stata co-prodotta e trasmessa da Raitre in un programma sul teatro greco.  

 Una parte della nostra produzione ha avuto invece un taglio più documentaristico. Tra queste le video-documentazioni di molti spettacoli del Teatro del Molo 2 e di alcuni progetti di laboratori con diverse tipologie di partecipanti, nei quartieri, nelle carceri, nelle strutture terapeutiche.

 

Tra questi mi piace ricordare almeno “Espressione corporea e animazione psichiatrica”, prodotto dalla Scuola di Specializzazione in Psichiatria della Università di Catania, che documenta una nostro progetto con gli psichiatri specializzandi e gli ospiti della struttura psichiatrica.

 

 

Il Molo 2 ha  coprodotto anche “Videolettera da Catania”, una produzione Rai, con Pippo Pattavina attore protagonista, da me diretto come regista programmista. Il docu-fiction racconta le trasformazioni  sociali, urbanistiche, culturali della Catania della seconda metà del novecento. Un cinquantenne catanese manda una video lettera ad un vecchio amico che vive in Australia da molti anni per parlargli delle trasformazioni della loro città d’ origine. Il film è stato trasmesso da Rai Tre.

 

 

 

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Documenta

 

(Dalla Brochure dello spettacolo)

Una donna da niente

un film di Gioacchino Palumbo

con Liviana Pino

Musica di  Sergej Prokofiev – a cura di Dario Miozzi

Produzione: Gruppo Elema film prod / Molo 2

 

“Una donna da niente” è la storia di una giovane donna che cerca lavoro, telefona inutilmente da un bar a vari annunci di offerte di lavoro, si reca in diversi uffici, negozi, ditte. Torna a casa dove vive con un’altra donna; passa gran parte del tempo chiusa nella sua stanza. C’è una scena in cui emergono dei ricordi, quasi un sogno ad occhi aperti, di tempi passati, di scene della sua infanzia. Poi si ricorda di un fotografo che le aveva proposto di fare delle foto pubblicitarie, decide di andarci e fa un provino.

In questa ricerca di lavoro è messa in evidenza l’estraneità di Elle ( la giovane donna) al mondo che la circonda, la sua inadeguatezza, il suo disagio nel vissuto quotidiano. Ma le reazioni che Elle ha, le tensioni che mostra, non dipendono da questo specifico problema ma dall’assommarsi delle varie contraddizioni, dal suo non poter essere se stessa, da un’impossibilità di manifestare la propria vitalità.

Il film è diventato un’occasione per dar voce a delle parti di sé che normalmente vengono soffocate; è in questo senso che l’interpretazione diventa un processo di conoscenza  …

 

Nella seconda parte  la narrazione è volutamente interrotta. Nella scena del letto ho voluto mostrare alcuni volti dell’attrice: l’inquadratura iniziale della stanza, con le due tende, allude chiaramente ad un palcoscenico, un luogo privilegiato dove l’attrice ha modo di esprimersi. Dopo aver scritto il film, c’è stato un lavoro molto lungo per la preparazione dell’interpretazione che è frutto di  un lavoro di interiorizzazione ed organizzazione di stimoli emotivi tratti da materiali letterari, da Strindberg a Schnitzler, da Baudelaire a Gombrowicz, ma anche da poesie, immagini e esperienze personali della vita di tutti i giorni. Nel montaggio ho tenuto presente anche i principi compositivi del montaggio delle improvvisazioni teatrali, cercando nelle improvvisazioni filmate  i nuclei drammatici più interessanti dal punto di vista della espressività drammatica, senza preoccuparmi troppo della verosimiglianza narrativa.

Fondamentale, anche in fase di montaggio, la musica, soprattutto l’ andante caloroso della settima sonata  per pianoforte di Prokofiev.

 

Tutto il processo ideativo e realizzativo è stato basato sulla necessità di sperimentare nell’ ambito della ricerca sul  linguaggio filmico alcune psicotecniche sull’ improvvisazione, l’ introspezione, e la composizione strutturata di azioni svolte nell’ ambito del mio lavoro teatrale. La domanda e la sfida iniziale potevano riassumersi in una domanda precisa: come utilizzare questi metodi creativi, questo rapporto maieutico con l’ attore, nel linguaggio del cinema? Il film è solo una delle tante possibili risposte. 

 

 

( Dal manifesto dello spettacolo)

Un due tre stella

un film di Gioacchino Palumbo

con Liviana Pino e i bambini del Villaggio Mediterraneo

Produzione: Gruppo Elema film prod / Molo 2

 

( Dal manifesto dello spettacolo)

 La festa

un film scritto e diretto da  Gioacchino Palumbo

 

con  Liviana Pino, Daniela Campione, Carla Cannizzaro, Dino Mazzoleni, Maria Grazia Calderone, Toti Campisi, Gina Quasimodo, Alessandra Pennisi, Daniela Musumeci

Costumi di Daniela Musumeci

Scene di Piero Di Vita e Dino Mazzoleni

Musiche a cura di Dario Miozzi

Produzione: Gruppo Elema film prod / Molo 2

 

 

 


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